Ha vissuto tre anni da barbona. A Lione, tra droga e case occupate. Oggi, dirigente pubblico, lavora per vari ministeri su progetti volti a prevenire l'esclusione sociale. In mezzo l'Ena, la fucina delle élite di Francia. È l'incredibile storia di coraggio e redenzione di Anne Jouber
«...
PAGINA PRECEDENTE
Oggi Anne gestisce l'ufficio pubblico che a Parigi si occupa di elaborare nuovi strumenti per prevenire l'eclusione sociale, alle dipendenze di diversi ministeri, in particola-re quello del Lavoro. In Francia i senzatetto sono ormai centomila. «E un terzo di loro ha un lavoro. Ma nonostante questo non riescono a pagare un affitto, soprattutto a Pari-gi». Anne ha scritto il libro «in quindici giorni, di getto. Ma non pensavo di pubblicarlo. L'ho fatto per la mia famiglia». I genitori e le figlie non conoscevano tutti i dettagli. «Mio padre è stato assalito da un forte senso di colpa. Si è detto che avrebbe dovuto tentare qualcosa di più per portarmi via dalla strada». Lui, invece, cercava di mantenere buoni rapporti con i compagni di Anne. Talvolta portava loro qualche bottiglia, nella speranza che la trattassero bene. «Non avrebbe potuto fare di più. Con la forza io da lì non me ne sarei andata». Il manoscritto finì in un cassetto. Fino a quando, una mattina di primavera dell'anno scorso, Anne scrisse a qualche editore. Risposero in tanti e subito. E così anche gli ex colleghi dell'Ena hanno conosciuto il suo segreto. La maggior parte l'ha chiamata o le ha inviato una mail. Parole affettuose. «Vorrei che chi legge il mio libro cominciasse a guardare i senzatetto. Quando chiedevo l'elemosina, vedevo passare tante persone. Quasi nessuno incrociava il mio sguardo».